środa, 7 października 2015

Intervista a Florence Nightingale

Nome

Florence Nightingale.

Quando e dove sei nata?

Sono nata a Firenze il 12 Maggio 1820.

E come mai hai un cognome

inglese?

Mio padre era inglese, mentre mia madre

aveva origini italiane benchè la sua famiglia si fosse trasferita in Gran Bretagna

da quasi un secolo.

Quando mi aspettava, decise di tornare

alla città dei suoi avi e io porto il nome di Florence in onore di Firenze.

E' vero che la tua famiglia

era già famosa?

Assolutamente!

Mio padre William Shore (che poi cambiò il cognome in Nightingale

che vuol dire usignolo, nda) era un noto epidemiologo e mio nonno un

abolizionista.

Come mai hai scelto la

difficile professione dell'infermiera?

All'inizio volevo fare la suora, ma in

qualche modo sentivo che non sarei stata abbastanza utile, perciò decisi di

prendere una pausa e con alcuni miei amici visitai nel 1849 Firenze, l'Egitto,

la Grecia e la Germania.

Ebbi modo di vedere molte persone

soffrire e capii che dovevo fare qualcosa per aiutarli, così diventai

infermiera.

E poi?

Non fu certo tutto rose e fiori, allora

le infermiere non contavano assolutamente nulla e poi c'era la guerra (la guerra di Crimea, nda) a complicare

le cose.

Partii volontaria e fu per me l'esperienza

che mi cambiò la vita.

E' vero che ti ammalasti?

Sì, contrassi la brucellosi che da

allora minò gravemente la mia salute senza però impedirmi di continuare il mio

lavoro.

Osservavo giorno e notte, annotando ogni

situazione sui miei quaderni e cercando il modo per migliorare la vita

ospedaliera dei pazienti.

Tanto da guadagnarti il nome

di Signora della Lampada.

Esatto, vegliavo anche di notte i miei

pazienti mentre i medici dormivano.

Al tuo ritorno in Inghilterra

hai cambiato per sempre la medicina.

Non mi prendo questo merito, ma posso

dire che grazie alla Regina Vittoria che pubblicò il mio quaderno, da allora

molte cose sono cambiate.

Qual è stata la tua rivoluzione?

Ho semplicemente ricordato delle nozioni

elementari ai medici e anche agli infermieri: nessuno è Dio, tutti devono

imparare, devono ricordarsi che i pazienti sono persone che vanno ascoltate e

rispettate e soprattutto non devono trascurare l'igiene.

Quello che ora sembra scontato, come

lavarsi sempre le mani col disinfettante, allora era trascurato e comportava la

morte di decine di pazienti.

E' vero che i grafici a torta

li hai inventati tu?

Oh, i cari vecchi coxcombs! Sì è vero,

con quelli riuscivo a campire meglio la situazione dei pazienti in ospedale.

Adesso cosa diresti ai giovani

che vogliono accingersi a queste professioni?

Siate umili e puliti!

Un esempio di medico o

infermiere che proporresti a questi studenti?

Hunter Patch Adams, con il suo sorriso

ha curato molte più persone di quante ne abbia mai salvate un bisturi.

Una frase per farti ricordare?

L'assistenza è un'arte, anzi è la più

bella delle Arti Belle.

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